top of page

Uscite didattiche, visite guidate e viaggi di istruzione: tra notti insonni, responsabilità legali e zero compensi, cresce il malcontento dei docenti.

  • Immagine del redattore: Debora De Patto
    Debora De Patto
  • 8 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
ree

I consigli di classe sono già partiti, o in molte scuole stanno per cominciare, e uno degli argomenti più discussi è la programmazione dei viaggi di istruzione, uscite didattiche e visite guidate. Un momento che, almeno sulla carta, dovrebbe rappresentare la parte più bella e formativa dell’anno scolastico. Eppure, anno dopo anno, sempre più docenti scelgono di non dare la propria disponibilità ad accompagnare gli studenti. Una decisione che spesso genera malcontento tra genitori e alunni, lasciando una domanda sospesa nell’aria: perché?



Un impegno totale, ma senza riconoscimento


Dietro la scelta di non partecipare c’è un malessere profondo che molti insegnanti ormai non riescono più a ignorare. Queste uscite rappresentano un vero e proprio lavoro, con responsabilità continue, ma senza alcun riconoscimento economico o contrattuale.

Molti sottolineano il carico enorme che comporta accompagnare gli studenti: si tratta di ore extra da dedicare senza compenso, con la consapevolezza di dover rispondere sia civilmente sia penalmente in caso di problemi. La responsabilità non si interrompe mai, nemmeno di notte, quando gli insegnanti dovrebbero riposare. Per questo motivo, diversi docenti preferiscono rinunciare a viaggi con pernottamento, ritenendo troppo rischioso assumersi un impegno che li lega a responsabilità costanti e continue.

 


Il senso di colpa


Chi decide di non accompagnare gli studenti spesso viene percepito come poco collaborativo. In molti casi gli insegnanti si sentono quasi costretti a partire per non deludere studenti e famiglie, senza alcun riconoscimento economico e con rischi eccessivi.

 


Le voci più dure


Nonostante le difficoltà, alcuni insegnanti continuano a vedere nelle uscite didattiche, nelle visite guidate e nei viaggi di istruzione un valore educativo e umano significativo. Per molti rappresentano ancora un’occasione preziosa di relazione, crescita e condivisione di esperienze.

Ma non mancano voci più critiche. Alcuni docenti mettono in discussione chi sceglie di accompagnare le classi, ritenendo che farlo senza tutele né riconoscimenti rischi di sminuire la professione.

 


Un sistema da ripensare


Dietro questo dibattito emerge con chiarezza una richiesta precisa: servono regole aggiornate, tutele reali e un riconoscimento concreto del lavoro che gli insegnanti svolgono. L’amore per la didattica da solo non basta a compensare notti insonni e responsabilità legali continue.

Molti sottolineano che accompagnare i ragazzi non può essere considerato volontariato, ma un vero lavoro che merita di essere riconosciuto e valorizzato.

 
 
 

Commenti


bottom of page