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Educazione sessuale a scuola: divieto esteso alle medie e “consenso informato” alle superiori. Valditara frena su “teorie gender e indottrinamento”

  • Immagine del redattore: Debora De Patto
    Debora De Patto
  • 19 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
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La linea del ministro Valditara


Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha ribadito in un’intervista a La Stampa la linea del governo sull’educazione sessuale a scuola, respingendo le accuse di censura lanciate dalle opposizioni.L’obiettivo, spiega, è quello di “formare senza ideologie”, puntando su un approccio basato su aspetti relazionali, biologici e sanitari, come lo studio delle differenze tra maschio e femmina, della riproduzione e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.



L’impostazione del Ministero


Secondo Valditara, le nuove Indicazioni nazionali garantiscono la presenza di percorsi sull’educazione sessuale e affettiva, ma in un quadro scientifico e biologico.Il tema viene affrontato principalmente nelle ore di scienze, mentre le scuole potranno attivare corsi pomeridiani specifici su riproduzione, prevenzione e rispetto tra i sessi.

 Il ministro ha difeso l’introduzione del “consenso informato” da parte delle famiglie, pensato per evitare che i minori vengano esposti a tematiche considerate “disorientanti”, come identità o fluidità di genere. Tali argomenti, secondo Valditara, non dovrebbero essere trattati prima dell’adolescenza.Ogni iniziativa dovrà essere condotta da figure qualificate, come psicologi, medici o docenti universitari, escludendo “associazioni improvvisate o ideologizzate” che possano “indottrinare” gli studenti.



L’emendamento della Lega: stop alle attività anche alla scuola secondaria di primo grado


Un emendamento presentato dalla deputata leghista Giorgia Latini, approvato nei giorni scorsi, vieta ogni attività didattica o progettuale legata alla sessualità per l’infanzia, la primaria e ora anche per la secondaria di primo grado.

Di fatto, vengono esclusi i progetti su affettività, prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e contraccezione nelle scuole medie — proprio la fascia d’età in cui gli esperti ritengono fondamentale avviare un’educazione preventiva.



Alle superiori “consenso informato” obbligatorio


Per la scuola secondaria di secondo grado, ogni progetto dovrà essere preceduto da un consenso informato scritto delle famiglie, che dovranno ricevere in anticipo informazioni su temi, materiali didattici e competenze degli esperti coinvolti.Chi non firma il consenso esclude il proprio figlio dal percorso, creando — secondo le opposizioni — il rischio di divisioni tra studenti della stessa classe.La selezione dei formatori sarà inoltre soggetta a un doppio controllo: prima dal collegio docenti, poi dal consiglio d’istituto, che dovrà approvare ogni singolo nominativo.



Formazione dei docenti e primi risultati


La formazione dei docenti è affidata a Indire, che da settembre 2024 coordina corsi di aggiornamento sul tema.Secondo un questionario ministeriale, il 70% delle scuole partecipanti ha registrato un miglioramento nei comportamenti degli studenti, in particolare nel rispetto tra pari e verso le donne.



Il divario con la realtà degli adolescenti


Adnkronos riporta i dati dell’Osservatorio Giovani e Sessualità 2025 realizzati da Durex e Skuola.net su oltre quindicimila ragazzi tra undici e ventiquattro anni. I risultati mostrano un quadro allarmante: la metà degli adolescenti non parla mai di sesso o contraccezione in famiglia, e il 53% si informa quasi esclusivamente online, con tutti i rischi di disinformazione che ne derivano.L’uso regolare del preservativo è sceso al 45,4%, e tra gli under 14 solo il 37% lo utilizza, mentre il 41,6% non lo ha mai fatto.

Una ricerca di Save the Children conferma il divario: solo il 47% degli adolescenti ha ricevuto un’educazione sessuale a scuola, con percentuali ancora più basse al Sud e nelle Isole (37%). Eppure, quasi il 90% dei ragazzi e il 79% dei genitori si dichiara favorevole a un’educazione strutturata sull’affettività già dalle scuole medie.



Autonomia scolastica ridotta


Per molti dirigenti, la nuova impostazione limita l’autonomia degli istituti, che finora potevano collaborare con ASL e centri specializzati del territorio.Il relatore del provvedimento, Rossano Sasso (Lega), difende però la norma come una “misura di buon senso per fermare tentativi di indottrinamento da parte di attivisti ideologizzati”.



Le critiche dell’opposizione


Le opposizioni parlano di “deriva oscurantista” ispirata dal “fondamentalismo e dall’estremismo religioso”, un “modello educativo censorio” che arriva “mentre il Paese fa i conti con un altro femminicidio” e che lascia i ragazzi “soli davanti ai social”, allontanando l’Italia dagli standard europei, dove l’educazione sessuale è obbligatoria quasi ovunque. Valditara respinge le accuse parlando di “strumentalizzazioni infondate” e denunciando il tentativo di politicizzare “un tema delicato e drammatico come quello dei femminicidi”. Il ministero, sostiene, ha invece promosso percorsi di “educazione alle relazioni e all’empatia”.



Un confronto culturale prima ancora che politico


Il dibattito sull’educazione sessuale si conferma così uno scontro culturale prima ancora che politico:da un lato chi considera la scuola il luogo naturale per affrontare affettività e sessualità;dall’altro chi teme che ciò rappresenti un’ingerenza nei valori familiari.

Il risultato è un Paese diviso tra due visioni opposte dell’educazione e del ruolo della scuola nella crescita dei ragazzi.

 
 
 

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