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Conferma del docente di sostegno su scelta della famiglia: il TAR Lazio si pronuncerà il 6 maggio 2026

  • Immagine del redattore: Debora De Patto
    Debora De Patto
  • 20 nov
  • Tempo di lettura: 2 min
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Il TAR Lazio ha fissato per il 6 maggio 2026 l’udienza pubblica sul ricorso presentato contro il DM 32 del 26 febbraio 2025, il decreto che per l’anno scolastico 2025/2026 introduce un nuovo meccanismo di conferma dell’insegnante di sostegno basato sulla scelta della famiglia.

Un cambio di paradigma che ha immediatamente sollevato critiche e aperto la strada a un contenzioso di portata nazionale.



Il cuore della contestazione


Al centro del ricorso c’è la presunta violazione dei principi di merito e imparzialità che regolano il reclutamento nella scuola statale. Secondo i ricorrenti, il sistema delineato dal decreto sposta l’attenzione dai criteri oggettivi – punteggi, titoli, graduatorie pubbliche – alla preferenza soggettiva delle famiglie, introducendo un modello considerato estraneo al funzionamento della scuola pubblica.



Il rischio: un sistema permeabile a pressioni e favoritismi


La scelta diretta del docente, osservano i ricorrenti, rischia di aprire la strada a dinamiche clientelari difficili da controllare, con potenziali ricadute negative non solo sugli alunni con disabilità, ma sull’intero equilibrio del sistema scolastico. Una procedura, dunque, vista come vulnerabile e potenzialmente in contrasto con i principi di buon andamento della pubblica amministrazione.



Il nodo della continuità didattica


Sebbene il provvedimento venga presentato dal Ministero come uno strumento per rafforzare la continuità didattica, i ricorrenti sottolineano che la reale causa dell’instabilità è la precarietà strutturale del sostegno. Con oltre 100.000 docenti precari coinvolti, la stabilizzazione resta – secondo chi contesta il decreto – l’unica via per garantire un servizio realmente continuativo.



Verso l’udienza del 2026


In attesa della pronuncia del TAR, la battaglia legale punta a rimettere al centro il principio di merito e a contrastare una disciplina ritenuta inefficace e potenzialmente dannosa per gli studenti più fragili. L’obiettivo: ribadire che la continuità didattica non si costruisce scardinando le regole del reclutamento, ma intervenendo sulle cause strutturali della precarietà.



Il Decreto Scuola estende il modello


Nel frattempo, il Decreto Scuola n. 127/2025 ha confermato l’intenzione del Ministero di proseguire su questa linea, prevedendo l’emanazione di nuove Ordinanze anche per gli anni scolastici 2026/27 e 2027/28. Una scelta che, di fatto, estende per almeno altri due anni un sistema ancora sospeso al giudizio del TAR.

 
 
 

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