Sostegno 2025/26: continuità per 58mila docenti, ma le ore non sempre restano sullo stesso studente
- Debora De Patto
- 2 giorni fa
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di De Patto Debora

Con l’avvio dell’anno scolastico 2025/26 debutta il cosiddetto “bollettino zero”, che ha rinnovato la procedura ministeriale di assegnazione delle supplenze su posto di sostegno.
Il meccanismo, introdotto dal DM n. 32 del 26 febbraio 2025, nasce con l’obiettivo di rafforzare la continuità didattica per gli studenti con disabilità e prevede, in alcuni casi, la conferma del docente già in servizio nell’anno precedente.
Come funziona la conferma dei docenti di sostegno
La riconferma dell’insegnante non è automatica, ma avviene solo al verificarsi di determinate condizioni. In primo luogo, le famiglie devono presentare richiesta formale; successivamente, il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (GLO) è chiamato a valutare la sussistenza dei requisiti per garantire la continuità didattica.
Una volta ottenuti i due pareri positivi, il dirigente scolastico inserisce la richiesta al SIDI per confermare il docente già in servizio con contratto al 30 giugno o al 31 agosto dell’anno scolastico 2024/25. È poi compito dell’insegnante esprimere la propria adesione, chiedendo la priorità nell’attribuzione delle supplenze nell'Istanza delle 150 preferenze.
Il Ministero ha quindi verificato la “nominabilità” del docente attraverso il bollettino zero, incrociando le disponibilità residue con le preferenze espresse nella domanda di supplenza (fino a 150 scelte su Istanze on line).
I numeri delle conferme
Entro il 31 agosto 2025 gli Uffici Scolastici hanno pubblicato i decreti di conferma. Complessivamente sono stati interessati circa 58mila docenti, su una platea di 120mila supplenti attivi su posto di sostegno. Si tratta di un risultato significativo, che rappresenta quasi la metà dei docenti coinvolti e che rafforza la stabilità all’interno delle scuole, soprattutto nelle situazioni più delicate.
Continuità: un concetto non legato al singolo alunno
Va chiarito, però, che la continuità non coincide sempre con la possibilità di seguire lo stesso alunno dell’anno precedente. In diversi casi i dirigenti scolastici, pur confermando il docente nella scuola, hanno ridistribuito le ore su più studenti o classi per motivi di organico. Ciò significa che, pur garantendo una presenza stabile nell’istituto, l’insegnante potrebbe ritrovarsi a condividere il percorso di sostegno con altri colleghi o a seguire più alunni contemporaneamente.
Il DM 32/2025 interpreta quindi la continuità in senso istituzionale: è il legame tra docente e scuola ad essere prioritario, non necessariamente quello tra docente e singolo studente. Una scelta che lascia spazio a margini di flessibilità legati alle esigenze organizzative interne.
Il ruolo delle famiglie e le sfide delle scuole
Le famiglie hanno avuto un ruolo determinante, potendo richiedere la conferma del docente entro i termini previsti. La loro voce, tuttavia, si inserisce in un contesto più ampio, in cui le scuole devono conciliare il diritto alla continuità con i vincoli di organico e con le necessità di copertura di tutti i plessi.
I collegi docenti e i dirigenti scolastici sono quindi chiamati a bilanciare più fattori: garantire stabilità agli alunni, rispondere alle richieste delle famiglie, rispettare le disposizioni ministeriali e allo stesso tempo gestire in maniera equa ed efficace le risorse disponibili.
Uno strumento con nodi da sciogliere
Secondo il ministro Valditara, la nuova procedura rappresenta "un passo avanti storico" nel garantire maggiore stabilità al personale precario su sostegno e nel rafforzare l’inclusione scolastica. Resta però aperto il dibattito su come interpretare in maniera più piena il concetto di continuità, evitando che questo si traduca solo in una permanenza formale nella stessa scuola, senza la possibilità di proseguire il percorso educativo avviato con lo stesso alunno.
Un ulteriore elemento di discussione riguarda il ruolo attribuito alle famiglie, chiamate a presentare richiesta per la conferma del docente. Diversi addetti ai lavori hanno osservato che tale scelta potrebbe introdurre una forma di discrezionalità in un ambito che, secondo la tradizione normativa, dovrebbe restare ancorato a criteri oggettivi come graduatorie, titoli e merito professionale. L’assegnazione dei docenti, sottolineano, non dovrebbe basarsi su preferenze soggettive, ma garantire principi di equità e trasparenza, tutelando al tempo stesso sia il personale scolastico sia gli studenti.
Nei prossimi mesi sarà fondamentale monitorare l’impatto della riforma, raccogliendo le esperienze di scuole, docenti e famiglie, per capire se le misure introdotte riusciranno a rispondere davvero alle esigenze della comunità scolastica.
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