top of page

Riscatto laurea a 900€ per anno: aperta la strada a pensioni più accessibili per la scuola

  • Immagine del redattore: Debora De Patto
    Debora De Patto
  • 20 set
  • Tempo di lettura: 2 min

di Redazione

ree

Il disegno di legge presentato dalla senatrice Ella Bucalo (FdI) introduce un cambio di rotta significativo per il personale scolastico: il riscatto della laurea potrebbe passare dagli attuali 6.000 euro a 900 euro per ogni anno di studio, rendendo finalmente sostenibile uno strumento che, fino ad oggi, molti lavoratori non potevano permettersi. L’obiettivo è duplice: anticipare l’età pensionabile e favorire un vero ricambio generazionale nel settore dell’istruzione.



Cos’è il riscatto di laurea e come funziona


Il riscatto di laurea permette di trasformare gli anni universitari in contributi previdenziali validi ai fini pensionistici. In altre parole, gli anni passati a studiare possono essere equiparati a quelli di lavoro, a patto di versare i relativi contributi.

Ad oggi esistono due forme principali:

  • Riscatto ordinario, calcolato in base al reddito o al beneficio che ne deriva sulla pensione.

  • Riscatto agevolato, introdotto nel 2019, che ha un costo fisso di poco più di 6.000 euro l’anno ed è riservato a chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in avanti.



Quanto costa oggi e cosa cambierebbe con il ddl


Con il nuovo disegno di legge, l’aliquota scenderebbe al 5%, riducendo drasticamente i costi. Per una laurea magistrale di cinque anni, l’onere complessivo sarebbe di circa 4.500 euro (900 euro per ciascun anno), contro i circa 30.000 euro previsti con le regole attuali.

La misura punta così a rimuovere una delle principali barriere economiche che scoraggiano molti lavoratori dall’attivare il riscatto.



Un’opportunità per il ricambio generazionale


La riforma non guarda solo al presente, ma anche al futuro della scuola. Secondo i promotori, l’abbassamento dei costi favorirebbe un più rapido accesso alla pensione, aprendo spazio a nuove assunzioni e maggiore attrattività per i giovani docenti. Un segnale di attenzione verso un settore storicamente caratterizzato da precarietà e carenza di turnover.



I requisiti richiesti dall’Inps


Per richiedere il riscatto di laurea restano validi alcuni requisiti fondamentali:

  • aver conseguito il diploma di laurea o titoli equiparati;

  • periodi non già coperti da contribuzione obbligatoria, figurativa o da altri riscatti;

  • almeno un contributo obbligatorio versato nel sistema pensionistico di riferimento (salvo i casi degli inoccupati).



Quali titoli si possono riscattare


Oltre ai classici diplomi universitari, lauree triennali, magistrali e dottorati di ricerca, rientrano nel riscatto anche:

  • diplomi accademici di primo e secondo livello rilasciati dalle istituzioni AFAM a partire dall’anno accademico 2005-2006;

  • diplomi di specializzazione;

  • titoli accademici introdotti dal decreto 509/1999 (lauree e lauree specialistiche);

  • titoli conseguiti all’estero, se riconosciuti dal Ministero dell’Università;

  • diplomi ITS Academy, come previsto dalla legge 99/2022.


Il riscatto può riguardare l’intero ciclo di studi o singoli periodi, ma una volta effettuato il versamento non è possibile revocarlo.



A chi si rivolge la misura


La novità non riguarda solo i docenti di ruolo. Il ddl estende la possibilità anche a personale con contratto a tempo determinato e a chi, pur appartenendo al comparto istruzione e ricerca, si trovi al momento senza lavoro. L’intento è includere finalmente i tanti precari del settore scolastico, tradizionalmente esclusi da tutele e agevolazioni.

 
 
 

Commenti


bottom of page