Piemonte, emergenza sostegno: solo il 13% dei posti di ruolo coperti nella primaria.L’allarme dei sindacati: “Così non avremo mai docenti qualificati per gli alunni con disabilità”
- Debora De Patto
- 22 ago
- Tempo di lettura: 2 min
di De Patto Debora

In Piemonte la scuola primaria si trova ad affrontare una vera emergenza: la carenza di insegnanti di sostegno ha raggiunto livelli critici. Su 1.139 posti a tempo indeterminato autorizzati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, solo 149 sono stati effettivamente coperti, pari a poco più del 13%. Restano quindi scoperti oltre mille incarichi destinati a studenti con disabilità e bisogni educativi speciali. A Torino su 445 posti disponibili, le adesioni sono state appena 97, ovvero il 22%.
Numeri che, secondo i sindacati, non restituiscono l’intera portata del problema, perché riguardano soltanto le cattedre di ruolo. A ogni posto stabile corrispondono infatti almeno due o tre supplenze annuali, spesso affidate a personale non specializzato. Il risultato è una forte discontinuità didattica: molti alunni cambiano insegnante ogni anno, con gravi ricadute sul percorso educativo.
Le cause sono strutturali
Mentre nelle scuole superiori lavorare sul sostegno viene vista come un’opportunità concreta di assunzione, nella primaria avviene il contrario: già al terzo anno di università è possibile ottenere una cattedra curricolare, e il sostegno diventa poco appetibile perché non garantisce maggiore stabilità. Solo chi sceglie questa strada “lo fa per passione”, come osservano gli addetti ai lavori.
Le sigle sindacali parlano di crisi profonda
Serena Morando (Flc Cgil Piemonte) sottolinea che «decine di migliaia di posti restano scoperti, con conseguenze pesanti per studenti e famiglie. Il vero nodo è la precarietà del sistema». Per Claudia Zanella (Cisl Scuola) serve invece «proseguire il confronto con le università, ampliando l’accesso ai percorsi di specializzazione». Anche Agostino Colotti rilancia l’allarme: «Se non cambiamo rotta, non avremo mai insegnanti qualificati per i nostri alunni più fragili».




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