OLTRE 400 LAUREATI IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE INSEGNAVANO NEI NIDI, MA IL TITOLO NON VALE PIÙ: LO STATO CORRE AI RIPARI
- Debora De Patto
- 12 lug
- Tempo di lettura: 2 min
di De Patto Debora

Una vicenda che ha lasciato oltre 400 laureati in Scienze dell’Educazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia in un limbo professionale potrebbe finalmente giungere a soluzione.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha predisposto un emendamento al decreto legge “Università” per sanare l’invalidità retroattiva di titoli di studio non più riconosciuti per l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia.
LA VICENDA
La questione ha origine nel Decreto Legislativo 65/2017, che ha modificato i criteri di accesso alla professione di educatore nei nidi, introducendo un nuovo impianto di requisiti formativi. In seguito all’attuazione della normativa, numerosi laureati – in particolare quelli immatricolati negli anni accademici 2017/18 e 2018/19 – si sono ritrovati, a giochi fatti, con un titolo non più abilitante, pur avendo scelto il percorso di studi in piena coerenza con le regole vigenti al momento dell’immatricolazione.
Molti di loro lavoravano già nel settore. L’unica opzione offerta dall’ateneo per regolarizzare la propria posizione era una ri-immatricolazione onerosa, con nuovi esami, una nuova tesi e un costo aggiuntivo di 550 euro. Una soluzione che ha generato forte frustrazione e senso di ingiustizia, come raccontato da numerosi studenti e lavoratori coinvolti, parlando apertamente di un “incubo psicologico ed emotivo”.
LA SOLUZIONE DEL MINISTERO
Ora, con l’emendamento predisposto dal MUR, si apre uno spiraglio concreto: la norma mira a ripristinare la validità del titolo per chi si è immatricolato entro il 2018/19 nelle classi di laurea L-19 (Scienze dell’Educazione) e LM-85bis (Scienze della Formazione Primaria). Il testo punta a tutelare il legittimo affidamento degli studenti, garantendo che il titolo conseguito continui ad avere validità abilitante, come previsto all’origine.
L’intervento legislativo, sottolinea il Ministero, offrirà anche chiarezza interpretativa e applicativa a scuole, università e amministrazioni, che finora hanno adottato criteri difformi, causando ulteriori disorientamenti.
Tra i primi a commentare positivamente la proposta è la deputata Ilenia Malavasi (PD), che aveva presentato un’interrogazione parlamentare sulla questione:
“Accolgo con soddisfazione l’iniziativa del Ministero. È un passo importante per sanare una disparità che ha colpito migliaia di educatori in Italia, penalizzati da una lacuna normativa non imputabile a loro.”
Malavasi ricorda infatti che il problema coinvolge oltre 30.000 laureati a livello nazionale, e che non si può chiedere a chi ha scelto con responsabilità un percorso universitario di pagare le conseguenze di un cambio normativo retroattivo.
Ora l’attenzione si sposta sul Parlamento, dove l’emendamento sarà discusso nell’ambito del decreto legge n. 90/2025. Il mondo educativo attende una risposta definitiva e tempestiva, per restituire dignità e prospettive a una categoria fondamentale per il futuro del sistema formativo italiano.




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