Maturità 2025: Studenti in rivolta contro i voti, saltano l’orale per protesta
- Debora De Patto
- 10 lug
- Tempo di lettura: 3 min
De Patto Debora, 10/07/2025

Di fronte a una scuola sempre più competitiva e performativa, cresce la ribellione degli studenti contro il valore assoluto attribuito ai voti. Dopo il caso di Gianmaria a Padova, un’altra studentessa, Maddalena, rifiuta l’orale. Un gesto simbolico che accende il dibattito nazionale sull’educazione, le valutazioni e la salute psicologica degli adolescenti.
La scena è diventata simbolica: Gianmaria Favaretto, studente 19enne del liceo Fermi di Padova, si presenta alla commissione d’esame con una frase secca – “Non entrate, ci metto poco” – e si rifiuta di sostenere l’orale della maturità. Nonostante il gesto eclatante, viene comunque promosso: i 31 crediti scolastici accumulati nel triennio e i risultati delle prove scritte (17 e 14) bastano per superare l’esame. La sua è una protesta silenziosa ma forte contro quello che lui definisce un sistema scolastico “malato di competizione”.
In un’intervista a Il Mattino di Padova, Gianmaria spiega che i voti non riflettono il valore degli studenti, ma alimentano una cultura tossica basata sul confronto, sul risultato, sulla performance. “In classe c’è molta competizione – racconta – e alcuni compagni diventano cattivi, stressati, oppressi dal giudizio”.
A rispondere al gesto è Mario Rusconi, presidente dell’ANP Roma, che bolla la protesta come “una trovata per ottenere visibilità”, pur riconoscendo l’esigenza di riformare l’esame: secondo lui, bisognerebbe passare a un modello più tecnologico, con una presentazione finale simile a una tesi, per valorizzare davvero il percorso degli studenti.
Anche la dirigente scolastica del liceo Fermi, Tiziana Petruzzo, ha preso posizione in un'intervista al Corriere del Veneto. “Questa non è una scelta coraggiosa, ma comoda. Gianmaria sapeva già di aver passato l’esame. Solo a quel punto ha deciso di agire”. Tuttavia, la preside ammette che la scuola deve affrontare il “mal di voto” e lavorare per ristabilire il significato educativo della valutazione, oggi troppo spesso percepita solo come giudizio numerico e sociale.
Ma Gianmaria non è solo. Pochi giorni dopo, un’altra studentessa, Maddalena, ha rifiutato l’orale, raccontando al Corriere della Sera la sua esperienza in un ambiente scolastico “ottimo nella preparazione, ma povero di empatia”. “A scuola manca l’ascolto – afferma – ci si concentra solo sui voti, mai sulle persone”.
Voti, social e ansia da prestazione: la scuola come performance
Dietro questi gesti di ribellione si nasconde un disagio più profondo, che riguarda il modo in cui il sistema educativo italiano valuta e riconosce gli studenti. La pressione non viene solo dalle aule: sui social, i voti diventano oggetti di esibizione pubblica, simboli di status familiare e di approvazione sociale.
Instagram, WhatsApp trasformano le pagelle in trofei digitali, tra like e commenti celebrativi. Ma dietro “bravissimo!” e “orgoglio di mamma e papà” si cela spesso un fardello emotivo enorme per adolescenti in cerca di identità. Il rischio? Legare l’autostima al giudizio esterno, interiorizzare il valore numerico come unico parametro di successo.
In famiglia, poi, il voto diventa spesso merce di scambio: promesse di premi, motorini e smartphone usati come leva motivazionale. Alcuni ragazzi vivono ogni verifica come una sfida esistenziale.
Un sistema da ripensare: tra pedagogia e necessità di riforma
Il dibattito si è acceso anche nel mondo accademico. Cristiano Corsini, docente di Pedagogia Sperimentale all’Università Roma Tre, nel suo libro La fabbrica dei voti evidenzia come la valutazione numerica abbia una funzione storicamente selettiva, più che formativa. “Un numero non può raccontare la complessità di un percorso umano e di apprendimento”, scrive Corsini. “Il rischio è trasformare l’educazione in una competizione permanente, dove contano solo le performance”.
Anche Paola Bortoletto, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici, riconosce che la protesta di Gianmaria e Maddalena è “una denuncia ragionata, che mette in luce le fragilità del nostro sistema”. Di contro, Antonello Giannelli, presidente dell’ANP nazionale, chiede una revisione normativa che renda obbligatorie tutte le prove dell’esame, incluso l’orale, per evitare derive e “fenomeni di emulazione”.
I gesti di Gianmaria e Maddalena: un campanello d’allarme
I gesti di Gianmaria e Maddalena sono più di un semplice rifiuto dell’orale: sono un campanello d’allarme. Parlano di giovani che chiedono ascolto, empatia, relazione. E ci ricordano che il vero valore della scuola non può essere misurato da un numero, ma dalla capacità di educare alla vita, al pensiero critico e alla consapevolezza di sé.




Commenti